Mio nipote è piccolo e come tutti i piccoli ama le storie, soprattutto prima di dormire, quando le coperte fanno da rifugio ma la mente è ancora sveglia e vigile. E li, mezzo seduto e mezzo sdraiato rimirava la chiave rigirandola fra le piccole dita. Non aveva mai visto il suo uso, ma ne conosceva la storia.
- Nonno, mi racconti ancora la storia della chiave?
Io, la storia della chiave la conosco bene e quindi, come spesso avviene, mi sono seduto sulla poltrona in fianco al letto, pronto alla recita. Ma prima dell’inizio un altra domanda ….
- Nonno, veramente c’eri?
Feci si con la testa, sorridendo, si cucciolo, io c’ero e ricordo bene la storia della chiave.
- Fino ad un attimo prima era un giorno come tutti gli altri, e ogni cosa aveva chiavi. Le automobili avevano chiavi, per accenderle, per spegnerle, per chiuderle. Anche le case avevano chiavi, alle porte, a tutte le porte, sia esterne che interne e dentro le stanze c’erano chiavi anche ai cassetti. Ogni informazione era sotto chiave e anche ogni altra cosa. Anche la mente aveva chiavi, per nascondere i pensieri perché la maggior parte dei pensieri era un segreto, pericoloso da svelare, perché non era un bel pensiero. Se non c’era la chiave il contenuto, si poteva star certi, sarebbe stato rubato. La gente rubava ogni cosa, denaro, oggetti, idee, pensieri e segreti. La gente rubava tutto ciò che, secondo la legge non scritta di allora, le avrebbe permesso di essere ciò che voleva, senza dover fare ciò che era necessario. I politici occupavano ruoli di cui non sapevano nulla, ma quella era la regola. Essere non era più, e da molto tempo, la fine di un cammino che prevedeva il fare. Essere era essere e il fare era un altra cosa. Fra le due non esisteva nessun legame. Il sistema di scambio delle cose, chiamato denaro, era più importante delle cose stesse e non ne prevedeva neppure la produzione o il commercio e anche quella era una chiave. Chi aveva il denaro poteva aprire e chiudere qualunque cosa, chi non lo aveva no e ….
- Gli rubavano tutto?
- Si, gli rubavano tutto. Ma un giorno, mentre una parte della terra era sveglia, una parte dormiva e un altra parte faceva colazione o raccontava storie ai nipotini, accadde ….
- Cosa accadde Nonno? Arrivò il solletico?
- Si, arrivò il solletico. Io stavo nella parte della terra che si stava svegliando. Era mattina presto ed ero ancora a letto, ma ero sveglio da un po’ a guardare il soffitto, mentre la Nonna dormiva beata.
- È bella la Nonna quando dorme.
- Si, è bella, ma per un attimo fu ancora più bella. Io stavo li tranquillo a pensare al lavoro che avrei dovuto fare. Non ero preoccupato, ero sereno, ma ad un tratto sentii un formicolio sulla punta delle dita. Aprii le mani davanti al viso e le girai. Tutto sembrava normale. Poi iniziò un formicolio alle dita dei piedi ed era piacevole e saliva, lungo le braccia, lungo le gambe, su fino alla testa e piano piano sembrava spingesse fuori qualcosa, lasciando allegria al suo passaggio.
- Allegria? Ridevano le gambe?
- Si, non saprei come altro dirlo, ridevano le gambe, sembrava un solletico. La stanchezza lasciava il posto alla freschezza e mi sentivo sempre più in forze, sempre più vivo. Poi la Nonna si girò, ancora addormentata, e la vidi in viso. Era luminosa, sembrava un angelo e stava sorridendo mentre dormiva. Fu allora che mi resi conto del silenzio tutto attorno, e poi della piccola pressione nelle orecchie come se si stessero tappando. Durò pochi secondi e poi “POF” si stapparono e di colpo l’udito tornò, ma più intenso, così come la vista, il tatto e tutti i sensi. Era una cosa strana, molto strana, e anche la luce che filtrava nella stanza sembrava più luminosa. Mi vestii velocemente e scesi in strada e mi guardai attorno. Tutti quelli svegli avevano fatto la stessa cosa. Di fianco a me sul marciapiede comparve il vicino. Non eravamo mai andati d’accordo e da un pezzo ci salutavamo a malapena. Mi infastidiva e io infastidivo lui, questo era chiaro. Ma quando lo guardai provai affetto, e nei suoi occhi notai la stessa cosa. Provai allora a pensare alla rabbia, alle cose o alle persone verso le quali provavo ancora quel sentimento, ma non c’era, la rabbia se n’era andata. Lui mi guardò e fece si con la testa, come se leggesse il mio pensiero e disse, “è andato via”. Chi è andato via gli chiesi, e lui puntò un dito alla sua fronte “il mondo cattivo, è andato, non c’è più”.
- Ed era vero, il mondo cattivo era andato via?
- Si, era vero, ma nessuno seppe dire come accadde. Fatto sta che da quel momento tutto ciò che non era buono, che non era di aiuto, che non era vero o utile a tutti in generale prima che a pochi in particolare venne guardato con stupore. Ognuno si chiedeva cosa ci facesse quella cosa in quel posto. Io misi la mano in tasca e tirai fuori le chiavi, lo fecero in molti. Le guardavo come se si trattasse di una cosa strana. Dover chiudere qualcosa quando in natura nulla chiude niente, era un idea che sembrava stupida. Anche se un ora prima non lo era per nulla. Tutta la gente del mondo visse la stessa cosa. I soldati guardavano le armi come se si fossero materializzate in quel momento e le posarono. Alla TV vennero mandati film per giorni interi perché ciò che avevano in programma di dire non aveva più senso e nessuno lo voleva più dire. La gente guardava il denaro che aveva in tasca come se lo vedesse per la prima volta e poi uno disse “stasera tutti a cena in contrada” e tanto bastò, era una bella idea e da allora ogni bella idea trova consenso immediato. Ogni strada, ogni singola strada venne imbandita. Da ogni casa uscirono tavole e tovaglie, piatti e bicchieri e sedie. In ogni casa si preparò del cibo e come chiamati da una voce interiore, tutti ci sedemmo nello stesso istante. Era bello, era strano, era emozionante. Poi tutti assieme iniziammo a parlare con chi era seduto vicino, a prendere il cibo, ad offrirlo, a bere, ridere e scherzare. Non c’era stato nemmeno bisogno di spiegare, di giustificare.
- Ma cosa era successo Nonno?
- Nessuno lo sa. Alla TV smisero di dire le solite bugie e con molta onestà dissero che nessuno lo sapeva. Sembrava una vibrazione cosmica, ma di più non si poteva dire e poco a poco fecero conoscere tutte le scoperte che fino al giorno prima erano tenute segrete. Nessuno si scusò, tutti sapevano che era inutile farlo. Le macchine smisero di avere motori inquinanti, le banche chiusero i battenti, le assicurazioni pure, anche le case farmaceutiche e le porte smisero di avere le serrature.
- È una bella storia Nonno, domani me la racconti di nuovo?
- Certo, domani e anche il giorno dopo, buonanotte.
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