Per sapere quale sia il pensiero alla base del ragionamento di chiunque, e con ciò intendo il vero pensiero, basta fare incazzare la persona fino all’esasperazione. L’esasperazione può più del vino a volte, e comunque si addice ai salotti televisivi molto meglio degli alcolizzati. Ieri sera, a Servizio Pubblico, nella puntata dal titolo “la ghigliottina” (giovedì 6 febbraio 2014) il vignettista Vauro è esploso come una pentola a pressione, istigato senza volerlo da un Briatore che ha fatto la parte del gigante – ed è tutto dire – rispetto ai politici e giornalisti presenti, Travaglio e Dragoni esclusi in quanto una volta in più hanno dimostrato l’abisso che li separa da resto della truppa. Ma tornando a noi, l’esplosione di Vauro e la risposta perentoria di Briatore sono l’emblema dell’idea distruttiva alla base del ragionamento, secondo me dei più, e sono le loro due affermazioni che vorrei analizzare: Vauro si scaglia contro i “miliardari”, quelli che hanno la barca, quelli che hanno i soldi e ne hanno tantissimi. Briatore risponde che è ricco, come logica conseguenza, perché crea posti di lavoro. Due affermazioni allucinanti, una peggio dell’altra, vediamo il perché.
Secondo la prima affermazione ci dovrebbe essere un appiattimento in merito a ciò che una persona può o non può avere e una condanna preventiva in merito a coloro che hanno molto, poco importa che quel molto sia frutto di prodotti e servizi richiesti e non di una gestione puramente speculativa. Quindi facciamo di tutta un erba un fascio e mettiamo nello stesso calderone il comico che riempie i palazzetti da 20 anni, assieme a coloro che fanno soldi con l’evasione, lo sfruttamento di opera e manodopera altrui e la finanza creativa, la quale è assolutamente in grado di creare ricchezza dal nulla e trasformare ogni creazione in povertà assoluta. Mettiamo sullo stesso piano chi vende milioni di copie di un testo come la creatrice di Harry Potter o chi riceve una percentuale su un rimedio che guarisce una malattia (veramente e non per finta, magari creandone un altra) con chi, come il protagonista di “The Wolf of Wall Street” guadagna in un giorno ciò che un altro guadagna in setto o otto vite, cosciente che sta truffando chiunque. Se questo è il pensiero alla base del ragionamento, ha ragione chi sottolinea la presenza di “rancore” e io aggiungerei di “invidia mal celata”.
Purtroppo però la seconda affermazione che arriva in risposta è patetica quanto la prima. Creare posti di lavoro non è un merito fine a se stesso. I Casalesi in Campania ne hanno creati a bizzeffe e anche la famiglia Riva a Taranto. Ci sono operatori, medici, laboratori specialistici, infermieri, poliziotti, produttori di rilevatori ecologici, camionisti, scavatoristi, becchini e magistrati che trovano lavoro grazie a loro e al loro zelo nel creare costantemente situazioni che esigano “impiego” di manodopera. Quante persone dovranno lavorare adesso per mettere a posto tutto il casino che costoro hanno prodotto? Che dire, non se lo meritano un “cavallierato”?
Se queste sono le basi del pensiero “opposto” siamo condannati, a mio avviso, ad una fine orrenda. È giusto che chi ha dimostrato capacità pratiche e risultati tangibili possa essere preso ad esempio. È giusto che chi ha creato benessere per tanti possa, se desidera, ricevere un riconoscimento, e se a fronte di tanto riceve tanto, al punto da diventare ricco sfondato, benvenga la sua ricchezza. Benessere, non lavoro o denaro. Capacità pratiche e risultati tangibili, non titoli altisonanti, eredità pesanti o speculazioni e ricchezze dovute ad abilità altrui. Smettiamola di pensare con schemi assurdi, frasi fatte, ideologie retrograde e fallimentari. Sei capace ad insegnare a qualcuno come migliorare ciò che desidera migliorare senza per questo peggiorare la situazione di qualcun altro? Fallo e chiedi di essere remunerato nei termini che più desideri. Potresti volere denaro, potresti desiderare collaborazione, potresti volere altro. Se qualcuno è capace di farlo e diventa ricco a causa di ciò è forse da crocifiggere?
I Led Zeppelin crearono benessere emozionale per milioni di persone, divennero ricchi sfondati con la vendita di dischi e biglietti ai concerti. Crearono anche posti di lavoro, inavvertitamente, dato che la loro vera e principale creazione era la musica e la loro abilità fu creare musica senza tempo. Quindi erano ricchi ma non perché creassero posti di lavoro …… quindi non rientrano nelle categorie ….. che facciamo, buttiamo i dischi? No mio caro, non li buttiamo, ma impariamo e più di ogni altra cosa impariamo dalla loro scelta di sciogliere il gruppo alla morte di Bonzo. La loro amicizia, fiducia e piccola comunità veniva prima dell’interesse personale. Avrebbero fatto più soldi continuando e invece decisero che il rispetto e la creatività, i valori e l’onore venivano prima. Benedetti capelloni, non solo la vostra musica è senza tempo, ma anche il vostro esempio.
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