Immagina una spirale composta da cerchi sempre più piccoli man mano che la spirale stessa si assottiglia. Immagina che l’intera spirale sia l’esistenza di una civiltà, di una razza, di un intero pianeta. Ora immagina che i cerchi siano cicli che quella civiltà, quella razza o quel pianeta compie. Sempre più brevi, sempre più veloci. Ora smetti di immaginare e apri un libro di storia, per quanto i fatti siano falsificati le date sono più o meno giuste, prendine nota. Ora guarda agli eventi economici, alle mode, e a tutto ciò che attira la tua attenzione, prendi nota delle date e degli effetti che all’inizio potevano anche essere “teorie” ma che poi si sono rivelate “drammatiche realtà”. Non noti nulla? Li vedi i cicli sempre più veloci? la vedi la spirale che si assottiglia?
Ti faccio un esempio: dice uno storico che se avessero ibernato un abitante della prima dinastia egizia e l’avessero scongelato all’ultima, si e no si sarebbe accorto della differenza tanto lo stile e le regole erano simili. Io aggiungo che se avessero ibernato una persona di 20 anni nel 1960 e l’avesse scongelata 40 anni dopo si e no sarebbe riuscita a ordinare un caffè al bar.
Le “cose” vanno sempre più veloci, cambiano repentinamente, la situazione continua a peggiorare, sia da un punto di vista ecologico e ambientale sia da un punto di vista di “felicità”, conoscenza, capacità e possibilità dei singoli.
La spirale però non è una regola universale, quanto piuttosto uno sgretolamento della comprensione individuale, dell’etica innata che causa un autodistruzione inarrestabile fino a che singolarmente e globalmente non si sviluppi una maggiore comprensione. Solo allora la spirale si blocca per poi invertirsi.
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