Fra poco più di 24 ore, nella tarda serata di Domenica 8 inizierà la protesta annunciata. Blocchi stradali, paralisi dei trasporti e conseguente paralisi economica del paese. Pochi ma sufficienti i partecipanti, molti quelli che stanno a guardare, speranzosi che qualcosa di migliore venga prodotto, che si possa tornare a “come era prima”. Entrambi insoddisfatti ed entrambi apparentemente senza un vero progetto per il futuro.
E io voglio invece portare l’attenzione sul futuro, un futuro molto prossimo.
Ci sono solo DUE ostacoli da gestire in modo repentino e poi ogni altra soluzione potrà essere attuata. Se questi due fattori non verranno risolti, a mio avviso, nessuna soluzione efficace potrà essere messa in campo, a meno che non sia uno specchietto per le allodole.
Il primo ostacolo riguarda l’energia, petrolio incluso. Non siamo autonomi in merito e quindi possiamo essere “ricattati” ma l’Italia è il paese del mediterraneo con la più grande potenzialità in materia di “energia alternativa”. Ne avremmo da vendere, e i motori elettrici esistono da anni, senza contare quelli ad idrogeno o in genere alternativi. Fra inventori (minacciati o scomparsi nei modi più strani) che hanno la tecnologia per lampadine che durano 100 anni, motori di auto che con 4 litri di acqua fanno 1000 chilometri ecc abbiamo di che risolvere i problemi energetici. Quindi il primo, primissimo progetto riguarda questo punto. Conversione di tutto ciò che va a petrolio o fonti che non abbiamo in energia che invece possiamo produrre direttamente.
Il secondo ostacolo riguarda il “sistema” che non starà a guardare una Nazione, fondamentale nelle strategie geopolitiche, che si sfila dall’Euro, che nazionalizza le banche, che si svincola da tutto e tutti e punta a produrre in primis per il mercato interno (con cui avremmo da lavorare tutti con una qualità che pochi altri sanno produrre) lasciando il mercato esterno (import/export) come opzione valutabile in futuro, quando i problemi interni (energia, lavoro, sanità, istruzione, trasporti, ecologia, ecc) saranno risolti completamente. Ripeto non staranno a guardare e con le scuse più pazzesche interverranno militarmente non potendo minacciare l’embargo (potrebbero solo con il petrolio, il resto noi lo produciamo in casa). La storia recente è piena zeppa di scenari in cui “le forze di pace” sono intervenute con le scuse più strambe, ovviamente per “salvare la democrazia” e la “libertà”.
Se la risposta al primo problema è strettamente tecnica, la risposta alla seconda invece è tattica. Non possiamo, in quanto civili, competere militarmente e non dobbiamo nemmeno provarci. La cosa da fare passa per il dissenso totale anche se dobbiamo tener conto di eventuali tentativi di prevaricazione ai quali dovremo rispondere.
Se non siamo pronti a questo temo che qualunque “soluzione” sarà solo un passare dalla padella alla brace nel medio termine, anche se al momento avremo la sensazione di aver fatto qualcosa, il che è vero, è meglio dell’ignavia che sembra aver avvolto questo paese.
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