Io sono Proximo e per i pochi giorni che seguiranno, gli ultimi della vostra miserabile vita, io vi starò più vicino di quella puttana che vi ha messo al mondo urlando; non ho pagato per godere della vostra compagnia, ho pagato per trarre profitto dalla vostra morte, e come vostra madre era con voi al principio, io sarò con voi alla fine… e quando morirete, perché voi morirete, il vostro trapasso avverrà con questo suono: [Clap Clap Clap]
Nel film “il gladiatore” è questo il discorso di benvenuto che il “reclutatore” riserva ai nuovi arrivi. Ebbene, per quanto pittoresco non è poi lontano dalla realtà, anzi, tutt’altro. Sono molti i Proximo che da sempre lavorano, organizzando scontri, a volte battaglie e guerre, ogni tanto sommosse. Non reclutano per godere della compagnia, ma per trarre profitto dall’impegno e dalla sofferenza che una volta nell’arena saremo costretti a mettere in campo, combattendo per il diritto di vivere contro altri che non conosciamo, che non ci hanno mai fatto nulla di male, che non vorrebbero farne e che sono schiavi del loro Proximo quanto noi del nostro. Non combattiamo per il diritto di vivere bene, ma solo di vivere. I Proximo faranno conoscere al pubblico gli “eroi” caduti per “difendere i propri diritti” e strapperanno applausi. Il pubblico grato, una generica massa di persone che non si conoscono l’un l’altro, non si accorge che ora nell’arena c’è il vicino dello spettacolo prima. Crede estasiato di essere al sicuro, finché un giorno non lontano le urla di giubilo gli arriveranno dall’alto e non dal fianco. Alzando la testa vedrà giovani leve, figli dei figli che applaudono. Abbassando lo sguardo vedrà l’avversario che avversario non è se non per volere di Proximo e del pubblico stesso.
Ama il tuo Proximo come te stesso perché è lui che decide la tua sorte, lui che stabilisce quando finiranno i tuoi cento giorni da pecora e avrà inizio il tuo giorno da leone.
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